Io, Mirko
La mia infanzia con la cucina nel destino.

Sono nato a Civitavecchia, il 21 settembre 1978.
Se dovessi individuare il momento in cui è sbocciato l’amore tra me e la cucina, non avrei dubbi: quando mia nonna paterna tirava la sfoglia all’uovo col mattarello. Rimanevo incantato a guardarla, e percepivo un’attrazione irresistibile verso quel mondo. Per uno come me, innamorato della cucina già da bambino, crescere nella mia famiglia è stato un autentico privilegio. Mio padre Piero subentrò nel 1970 nella gestione del negozio di alimentari di famiglia, che avrebbe trasformato poi nel primo catering in città. Grazie alla sua convinzione che “il palato va educato fin da bambino”, sono cresciuto tra mille odori, in un’infinità di prodotti, tra formaggi, verdure e ortaggi, inebriato durante le feste da panettoni artigianali, torroni, frutta secca, uova pasquali e colombe.
La lunga gavetta
Gli anni di sacrifici per realizzare il sogno.

Capii presto che questo mestiere aveva bisogno di tanto lavoro e sacrificio, e terminati gli studi mi iscrissi immediatamente a un corso di cucina per cuochi professionisti. Così ho iniziato come stagista presso Locanda della tamerice a Ostellato, con lo chef Igles Corelli. Dopo sei mesi, il trasferimento a Montemerano (GR), per ricoprire l’incarico di chef de partie ai secondi nel ristorante Caino della chef Valeria Piccini.
Arrivato il momento del salto di qualità, mi spostai nella provincia di Milano, a Cassinetta di Lugagnano, per lavorare all’Antica osteria del ponte, il ristorante con tre stelle Michelin guidato dalla leggenda chef Ezio Santin e suo figlio Maurizio. È stata un’esperienza umana e professionale che non dimenticherò mai, dove ho imparato che per raggiungere l’eccellenza c’è bisogno di trasformare la cucina in una macchina perfetta.
Un bel giorno però mi richiamò Igles Corelli, proponendomi di fare il sous chef nel suo ristorante. Partecipai così più volte come Executive chef alla sua manifestazione gastronomica internazionale Saperi e Sapori, relazionandomi con chef di caratura internazionale, di cui farò un nome su tutti: Massimo Bottura, considerato oggi il miglior chef del mondo.




Ritorno al futuro
a ritmo di Jazz
La cucina come momento di espressione e riflessione.

Gli anni successivi sono stati ancor più movimentati, con il ritorno a Civitavecchia e l’apertura nel 2005 della mia attività, Goloso Curioso. È stata un’esperienza straordinaria, al termine della quale mi sono trasferito in Emilia-Romagna. Lì ho lavorato per sei anni come sous chef all’osteria La Fefa, cercando di assorbire i segreti di una terra così ricca di prodotti e cultura gastronomica.
Nel 2012 ho deciso che era tempo di tornare in pianta stabile a Civitavecchia, e dopo l’incontro con lo chef Lucio Cappannari, sono entrato a far parte della Federazione Italiana Cuochi (FIC) come docente di corsi di cucina. Nel marzo 2014 sono stato eletto responsabile dei giovani chef della FIC-Delegazione di Civitavecchia, e scelto come tutor presso l’istituto alberghiero di Civitavecchia.
Attualmente ricopro il ruolo di chef presso Il Cavalluccio Marino a Santa Marinella (Roma).
Ho sviluppato una viscerale passione per la musica jazz, in cui vedo molte similitudini con la filosofia della cucina, perché rappresentano entrambe una libera espressione del proprio talento, e aiutano a riflettere su un mondo dove tutto è mutevole, anche il posto dove più di ogni altro amo stare: la cucina.

